A lecture in MAIIIM
(english text below)
Oggi, in un evento organizzato da Virginia Monteverde al MAIIIM di Genova ho fatto lezione a due classi di liceo. Ho parlato di poesia e arti digitali, di rompere le cose per guardarci dentro, fatto domande sul denaro e sul valore, parlato di zie virtuali e di corpo come cosa da indossare. Siamo arrivati non so come alle radici dell’etica, a come uccidere qualcuno sia come distruggere un universo (da Kant), a parlare della morte di Walter Benjamin, del libro di Adam Curtis sul debito, di altra filosofia.
Tra i ragazzi chi mi ha espresso la sua fantasia sui cubi pieni di colore e sulle forme morbide di questo millennio, con un osservazione critica molto pertinente su un progetto di comunicazione coordinata fatto da una prestigiosa scuola di milano… chi mi ha espresso curiosa attenzione e poi scritto “NADA” sul foglietto con il feedback, chi mi ha insegnato a vedere gli NFT come meccanismi probabilistici e non come figurine, spostando l’attenzione dal singolo alla serie.
E poi, con le professoresse, abbiamo pensato assieme all’importanza relativa e forse generazionale della “spiegazione” e da cio’ che la sostituisce. Al limite del capire come categoria con cui costruire la societa’. Fare, rompere, costruire, progettare, osservare, invece di capire, giudicare…
In definitiva ho imparato un sacco di cose.
Ho trovato liberatorio anche vedere che del fatto che avessi un passato strano, da “smanettone” a loro non importasse gran che, perche’ non avevano mai visto neppure un floppy disk, non potevano capire una battuta sull’Amiga… Lo ho trovato liberatorio. Tutta questa pacottiglia ideologica con cui ci avvolgiamo come una sciarpa di linus e che ci fa vestire delle nostre paure.
Abbiamo chiuso con un applauso dopo la proiezione di #nowar, il video raccolta di contributi di artisti di #segrete per dire no ad ogni guerra. Magari loro non ci pensavano ma assomigliano alle facce di chi nelle guerre ci muore facendo il soldato, quindi la cosa mi ha smosso e ho finito per andarmene in fondo alla sala, per non farmi vedere.
Forse dovrei farlo piu’ spesso.
(federico)
Today, in an event organized by Virginia Monteverde at the MAIIIM in Genoa, I taught two high school classes. I talked about poetry and digital arts, about breaking things up to look inside, asking questions about money and value, talking about virtual aunts and the body as a thing to wear.
We don’t know how to get to the roots of ethics, how killing someone is like destroying a universe (from Kant), talking about the death of Walter Benjamin, Adam Curtis’s book on debt, about another philosophy.
Among the boys who expressed their fantasy to me about the cubes full of color and the soft shapes of this millennium, with a very pertinent critical observation on a coordinated communication project made by a prestigious school in Milan … One expressed me her curious attention and then written “NADA” on the feedback sheet, another taught me to see NFTs as probabilistic mechanisms and not as stickers, shifting the focus from the single to the series
And then, with the professors, we thought together about the relative and perhaps generational importance of the “explanation” and what replaces it.
At the limit of understanding as a category with which to build society. Making, breaking, building, designing, observing, instead of understanding, judging … Ultimately I learned a lot of things. I also found it liberating to see that the fact that I had a strange past, as a “geek” did not matter much to them, because they had never even seen a floppy disk, they could not understand a joke about the Amiga … I found it liberating.
All this ideological bric-a-brac with which we wrap ourselves like a Linus scarf and that makes us dress up with our fears.
We closed with the projection of the video “NO WAR” from the artists that did the exhibit “Segrete” about the holocoust organised yearly in Genoa by Virginia. A video to say no to any war. Maybe they didn’t think about it but they (schoolboys and girls of 17) look like the faces of those who die in wars as soldiers, so it moved me and I ended up going to the back of the room, not to be seen.
Maybe I should do this more often.
THANK YOU
Goed bezig Federico!